Vanni Schewiller – Gribaudo Metalogrifos 1960 – 1998
Per Ezio Gribaudo. Ammiro fin dagli Anni 60-70 leleganza dei logogrifi di Ezio Gribaudo. Ma di Gribaudo sono anche ammiratore dellattività editoriale: sì, perché Disegni e parole da lui pubblicato nel 1963 per le torinesi Edizioni dArte Fratelli Pozzo (la casa editrice da lui diretta) assieme al critico Luigi Carluccio e al poeta Edoardo Sanguineti è un libro che ha lasciato il segno (è proprio il caso di sottolinearlo due volte), sia nei cultori dellarte di quegli Anni 60, sia in Gribaudo stesso. Gribaudo più o meno è della mia stessa generazione e ha esordito come artista nel 1953 a Torino mentre il mio primo libriccino lho pubblicato un anno prima a Milano. Gribaudo vuol dire per me larte informale in Italia negli Anni 60 attraverso le storiche gallerie La Bussola di Torino, Il Cavallino a Venezia e Il Naviglio di Carlo Cardazzo a Milano, e soprattutto la galleria di Arturo Schwarz, dove espose i suoi metallogrifi. Ma a distanza ormai di quasi trentanni ciò che mi convinse allora e mi riconferma oggi è leccellenza e leleganza dei suoi logogrifi. Logogrifi 70 è infatti il libro dartista che ho avuto lonore e la gioia di pubblicare nel 1970 allinsegna del mio Pesce dOro, numero 33 della serie Il quadrato, la collana di Bruno Munari. Un libro dartista in 150 copie numerate, presentato da Annalisa Cima: Il logogrifo è la forma di scrittura iniziale dove si ripercorrono i gradi di formazione dello spirito quali acquisizioni già deposte, o momenti di una strada giù percorsa. Caro Ezio, cara Annalisa, una lunga strada labbiamo percorsa anche noi tre, cercando ciascuno a suo modo di lottare da monomachi (il termine caro a Giorgio De Chirico) per la buona arte, per la buona poesia. Disegni e parole dal 1963 e Logogrifi 70: due pietre miliari nel percorso di Gribaudo. Più o meno queste cose rimuginavo il 24 giugno torrido di questanno allinaugurazione della mostra Logogrifi 1960-1998 alla Galleria Zonca & Zonca di Milano, anche questa volta presentata da una lettera di Annalisa Cima, per cui il logogrifo vuole essere lorigine del pensiero, del linguaggio e al tempo stesso la libertà del volere.