Inserto – Nicola Pecoraro – Ghost Variations
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Inserto – Nicola Pecoraro – Ghost Variations

ENG

Inserto 
Nicola Pecoraro Ghost Variations 

Opening Saturday 2nd November from 12 am to 6 pm

As part of the Inserto programme, Italian artist Nicola Pecoraro (1978) presents a graphic and sound intervention exploring the spectral quality of trace and imprint in Gribaudo’s Logogrifi and a previously unseen series of ballpoint pen drawings from the 1960s.

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Nicola Pecoraro

Ghost Variations

“Enter the Ghost, exit the Ghost, re-enter the Ghost.”1
“Can you please record the sound of the studio with your iPhone”; “can you please take some random pictures as it comes”, read the various WhatsApp messages sent by the artist after his first visit to the studio on Via Biamonti. Take action. Above all, do not frame or stage the image or the sound. Record things as they present themselves. Why delegate? Because Nicola Pecoraro’s preparatory working method includes intermediary gleaning and random recordings. Avoiding the pitfalls of premeditated aestheticization, the images and sounds the artist collects emerge from the gaps and accidents of reality. His goal is to engage directly with existing material.

Pecoraro’s images hail from a variety of sources: scanned studio scraps, found internet photos, personal photos stored on his iPhone, photocopies of book pages, etc. These image fragments and debris then undergo intuitive, sometimes rhythmic reframing before they pass through the drum of a rather basic laser printer. New ink and halftone accidents are revealed in the paper’s fibres, giving the image a new texture.

Considering the liquid nature of all printing phenomena, a new world populated by hybrid figures and enigmatic graphic signs emerges from these murky waters.

Like a series of musical improvisations, Nicola Pecoraro’s impromptu drawings use clear, fluid, and swift lines to enable mysterious, incomplete figures to appear on the page. Without beginning or end, the resulting narrative flow is akin to a poetic and literary exercise somewhere between automatic writing and “stream of conscious- ness” (used by James Joyce and Virginia Woolf, among others), ushering forth inner thoughts and disordered sensory impressions.

Pecoraro’s part-human, part-animal characters, along with the graphic uni- verse they inhabit, form fragments of a heterogeneous narrative filled with mythological fable, magical realism, and obscure science fiction.

In the semi-autobiographical and fictional introduction to The Last Man, one of the earliest ever dystopian works and a book the artist admires, Mary Shelley (more famous for writing Frankenstein) writes of finding mysterious inscriptions on leaves and roots at the entrance to the Cumaean Sibyl’s cave in Naples: “Di mie tenere frondi altro lavoro Credea mostrarte; e qual fero pianeta Ne’ nvidio insieme, o mio nobil tesoro.”
As complex to decipher as a sibylline phrase, Pecoraro’s work maintains a pagan, technological, and offbeat sensuality, populated with chimeras, lascivious beings, and cables intertwined with octopuses. The intrigue relies on the tragic, mischievous, and fierce beauty of fables and a fragile balance between play, life, and death.

An ambivalent alliance between these dualistic forces is undoubtedly one of the characteristics of the ghost. This new series of draw- ings on printed photographs and the sound piece created for the Archivio seem to summon spirits by addressing the peripheral spaces of place and objects. Pecoraro creates a liminal zone, a negative screen where traces and interferences can, on their own, be inscribed, nestled, and recorded. In essence, it is a score for a ghost.

“To be haunted by a ghost is to remember what one has never lived in the present, to remember what, in essence, has never had the form of presence (…) Does one ask a ghost if it believes in ghosts? I’m the ghost here.”2

Lilou Vidal

  1. Article by Karin De Boer, “Enter the Ghost/Exit the Ghost/Re-Enter the Ghost: Derrida’s Reading of Hamlet in Specters of Marx”, Journal of the British Society for Phenomenology (2002).
  2. Jacques Derrida, in response to actress Pascale Ogier’s question, “Do you believe in ghosts?” in Ken McMullen’s film Ghost Dance, 1983.

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Inserto is a new program that creates a discursive and visual dialogue between the legacy of Ezio Gribaudo and contemporary artists, writers, poets, publishers and graphic designers. Exploring the overflowing history of the archive and its spaces, participants are invited to make an editorial gesture in the studio, that of
the “insert”. (In acts of ‘publishing’, an insert adds new information by appearing inside or being inserted into something else; into a book, a newspaper, a magazine…). Inserto is a program curated by Lilou Vidal.

 

Studio Gribaudo, via Biamonti, 15 B

10131 Torino

Download the pdf to read more information:Program.Archivio.Gribaudo


IT:

Inserto
Nicola Pecoraro Ghost Variations 

Inaugurazione sabato 2 novembre dalle 12.00 alle 18.00

Nell’ambito del programma Inserto, l’artista italiano Nicola Pecoraro (1978) presenta un intervento grafico e sonoro che esplora la qualità spettrale della traccia e dell’impronta nei Logogrifi di Ezio Gribaudo, e una serie inedita di disegni a penna a sfera risalenti agli anni sessanta.

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Nicola Pecoraro

Variazioni fantasma

“Entra il Fantasma, esce il Fantasma, rientra il Fantasma”1 “Potresti registrare il suono dello studio col tuo iPhone?”; “Potresti scattare qualche foto, così, a caso, come viene?”: sono alcuni dei messaggi WhatsApp inviati dall’artista dopo la sua prima visita allo studio di via Biamonti. Agire, senza esitazione. Soprattutto non inquadrare, non costruire sceno- grafie né per l’immagine né per il suono. Registrare le cose così come si presentano. Perché delegare? Proprio perché la raccolta attraverso intermediari e la registrazione casuale rientrano nella metodologia del lavoro preparatorio di Nicola Pecoraro. Evitando le insidie di un’estetizzazione premeditata, le immagini e i suoni raccolti dall’artista emergono dagli interstizi e dagli accidenti del reale. Pecoraro vuole confrontarsi con la materia esistente in forma diretta e immediata.

Le sue immagini nascono da una varietà di fonti: scarti di atelier scanne- rizzati, fotografie trovate su Internet o scatti personali archiviati sul suo iPhone, fotocopie delle pagine di un libro e altro ancora. Questi detriti e frammenti di immagini vengono poi sottoposti a un rita- glio intuitivo, persino ritmico, prima di passare nel tamburo di una stampante laser tutt’altro che sofisticata. Così, nuovi inaspettati incidenti con gli inchiostri e le retinature modificano la fibra della carta, dando all’immagine una nuova texture.

Da queste acque torbide – pensiamo alla natura liquida di ogni processo di stampa – emerge un mondo completamente nuovo, popolato di figure ibride e segni grafici enigmatici. Come una serie di improvvisazioni musicali, i disegni estemporanei di Nicola Pecoraro, dalle linee chiare, flessuose e rapide, rivelano miste- riose figure incomplete, in costante divenire sulla pagina. Questo flusso narrativo, privo di inizio e di fine, somiglia a un esercizio poetico e letterario a metà tra la scrittura automatica e lo stream of consciousness – il flusso di coscienza utilizzato, tra gli altri, da James Joyce e Virginia Woolf – che dà origine a una riflessione inte- riore e a impressioni sensoriali disordinate.

I suoi personaggi per metà umani e per metà animali e l’universo grafico che da essi scaturisce costituiscono i frammenti di una narrazione eteroge- nea, ricca di mitologia, realismo magico e oscura fantascienza. Nell’introduzione semi-autobiografica e romanzata a L’ultimo uomo (The Last Man) – una delle prime opere distopiche amate dall’ar- tista – Mary Shelley (autrice del celebre Frankenstein) racconta la scoperta di misteriose iscrizioni su foglie e radici rinvenute all’in- gresso della grotta della Sibilla Cumana a Napoli: “Di mie tenere frondi altro lavoro / Credea mostrarte; e qual fero pianeta / Ne’ nvidio insieme, o mio nobil tesoro”. Complicata da decifrare come una frase sibillina, l’opera di Pecoraro emana una sensualità pagana, tecnologica e sui generis, popolata di chimere, esseri lascivi e funi intrecciate a polpi. La trama si fonda sulla bellezza tragica, faceta e feroce delle fiabe e sul fragile equili- brio tra gioco, vita e morte.

L’alleanza ambivalente tra queste forze contrastanti è senza dubbio una delle caratteristiche del fantasma. La nuova serie di disegni su foto- grafia stampata e la pièce sonora prodotta per l’Archivio sembrano evocare gli spiriti rivolgendosi agli spazi periferici del luogo e degli oggetti. Pecoraro crea una zona liminale, uno schermo in negativo in cui tracce e interferenze possono inserirsi, avvolgersi e registrarsi. In breve, una partitura per fantasma.

“Essere ossessionati da un fantasma è avere il ricordo di ciò che non si è mai vissuto nel presente, ricordare ciò che, in fondo, non ha mai avuto la forma della presenza […] Si può forse chiedere a un fanta- sma se crede nei fantasmi? Qui il fantasma sono io”2.

Lilou Vidal

  1. Articolo di Karin De Boer: Enter the Ghost/Exit the Ghost/Re-Enter the Ghost: Derrida’s Reading of Hamlet in Specters of Marx, in “Journal of the British Society for Phenomenology”, 2002.
  2. Jacques Derrida nel film di Ken McMullen, Ghost Dance del 1983 risponde così alla domanda dell’attrice Pascale Ogier: “Lei crede nei fantasmi?”.

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Inserto è un nuovo programma che crea un dialogo discorsivo e visivo tra l’eredità di Ezio Gribaudo e artisti, scrittori, poeti, editori e grafici contemporanei. Esplorando la storia traboccante dell’archivio e dei suoi spazi, i partecipanti sono invitati a compiere un gesto editoriale in studio, quello dell’“inserto ”. (Negli atti di “pubblicazione”, un inserto aggiunge nuove informazioni comparendo all’interno o inserendosi in qualcos’altro; in un libro, un giornale, una rivista…). Inserto è un programma a cura di Lilou Vidal.

 

Studio Gribaudo, via Biamonti, 15 B

10131 Torino

Scarica il pdf per leggere ulteriori informazioni: Program.Archivio.Gribaudo