Guadagnare spazio in profondità. Small One di Ezio Gribaudo a Torre Pellice
Guadagnare spazio in profondità.
Small One di Ezio Gribaudo a Torre Pellice
In occasione dell’inaugurazione di DB Project, a cura dell’artista Davide Binello, proponiamo una lettura critica dell’esposizione SMALL ONE di Ezio Gribaudo. Tra le sorprese del vernissage del 4 maggio, la visita di Umberto Eco, insignito della cittadinanza onoraria di Torre Pellice…
A partire da ieri, 4 maggio 2013, è nato a Torre Pellice, presso i locali di via Arnaud 31, il concept DB PROJECT: showroom, con annesso studio, a cura di Davide Binello. I propositi dell’operazione implicano una duplice funzione: atelier, in cui si possano creare opere, e sala espositiva che possa dare spazio anche a creazioni di altri artisti amici e collaboratori. In mostra, potranno essere osservate alcune opere del Maestro Ezio Gribaudo, uno dei più interessanti artisti italiani contemporanei, vincitore nel 1966 del Premio per la Grafica alla XXXIII Biennale di Venezia, e, prossimamente, esposizioni di altri artisti di grande talento: Carlo Galfione, Elio Garis, Ugo Giletta, Andrea Nisbet, Fausto Ghiglia, Claudio Massucco, Diego Scursatone e Massimo Tosco.
Ospiti d’eccezione del vernissage il filosofo e scrittore Umberto Eco e Mario Calabresi, direttore de La Stampa. Insignito della cittadinanza onoraria nel corso della manifestazione Una Torre di Libri, il semiologo aveva appena terminato un intenso dialogo con il giornalista, seguito da un pubblico numeroso e appassionato, all’interno del Tempio Valdese di Torre Pellice.
La finalità della DB PROJECT mira alla creazione di un punto d’incontro, in cui artisti, spettatori, fruitori e collezionisti possano scambiare liberamente impressioni e commenti, dando vita a fertili scambi e a inedite collaborazioni. Per la mostra di apertura, significativamente intitolata SMALL ONE, Ezio Gribaudo presenterà nuove opere di piccole dimensioni (13 X 17,5 cm.).
Ezio Gribaudo, Cavallo, collage e tempera, 2009 |
Attraverso un’operazione di sintesi, l’artista ha ripreso le caratteristiche tecniche del proprio percorso artistico e le ha riplasmate, modulando le possibili variazioni stilistiche e cromatiche, in un’elaborazione che sa giocare con serialità e generazione di inedite soluzioni all’interno di forme predefinite. L’autrice del testo di presentazione, Laura Scaramozzino, riconduce l’esperienza di questa recente produzione al “vitalismo mitico perennemente in bilico tra l’essere per la carne e una levità originaria, in rinnovata intensità e dinamismo compositivo”. La figurazione stessa, abitando i vuoti e i pieni, insinuandosi in scavi, ritagli, strappi e scalfiture, sembra essere condotta ad un messa in discussione della validità incondizionata della riconoscibilità dell’immagine. Nature morte, astratti prodotti concettuali, animali e archetipiche effigi della storia e della tradizione si presentano all’interno di formati che paiono aggiungere un ulteriore livello di tensione all’ispirazione. Le tinte si scindono nei loro valori primari, sulla superficie di flani tipografici, impregnando le lettere, fluidificandosi sui margini, asciugandosi nei rilievi della stampa, sommergendo i segni di interpunzione. L’opera guadagna spazio sui piani, scendendo dal naturalistico livello di rappresentazione allo strato sottostante, rivelando un disegno e una pittura che dialogano con la sagoma intagliata che li sovrasta, precede e giustifica. A partire da un taglio sulla tela, liberazione e conquista di una dimensione ulteriore, sembra essersi spalancato il palcoscenico di un teatro, assoluto e mitico. In questa messinscena, drammaturgia e recita, parola scritta e azione, poesia e gestualità si incontrano pacificamente, per un annullamento dei contrasti, in un luogo incontaminato, al di là dello spazio e del tempo.