Mauro Villone – La Stampa
Le sculture in bronzo di Ezio Gribaudo alle Fonderie Limone
90 anni tra industria e arte.
Molti anni fa, quando mi accingevo a iniziare la mia strada di ricercatore indipendente in diversi ambiti della cultura uno dei miei insegnanti mi disse: “È difficile incontrare veri maestri”. Nel tempo mi sono accorto di quanto fosse vera questa affermazione. D’altra parte tutti possono essere maestri almeno in un’occasione nella vita. Ma di grandi maestri se ne incontrano pochi, questo sì. Ezio Gribaudo credo sia uno di questi. Mi piace chiamarlo Maestro un po’ per gioco, ma anche perché in fondo ci credo davvero e la ragione è semplice. Non è tanto per quello che ha realizzato e l’arte che non solo ha prodotto, ma anche fatto produrre e immaginare ad altri, bensì fondamentalmente perché è stato capace di continuare a vedere le cose, ancora oggi a 84 anni, con lo sguardo semplice e profondo di un bambino. Ma non è tutto. Il fatto è che riesce a trasmettere questo suo entusiasmo puro. E credo sia esattamente questo che un maestro è chiamato a fare: trasmettere sentimenti, ma mettendo gli interlocutori in condizione di rendersi conto di poterli provare anch’essi. Forse sarà per tale ragione che il suo studio è spesso affollato di tanti amici, giovani e artisti?
Una sua mostra retrospettiva è tuttora in corso alle Fonderie Limone di Moncalieri. Il materiale esposto, realizzato 40 anni fa, ironia dell’arte visionaria, è un esempio di quello che oggi sta diventando una moda e, a volte, una necessità. È stato prodotto con materiali usciti dalle stesse fonderie e che sarebbero stati destinati ad usi industriali, utilizzati invece per creare opere d’arte. Quando l’area di Torino e hinterland era ancora un grandissimo distretto industriale, ricco e in piena produttività, Ezio Gribaudo aveva “visto” come acciai, bronzi e ghise destinati alla costruzione di stampi, macchine e accessori potevano essere guardati da un’altra angolazione e diventare opere d’arte. Senza, d’altra parte, dimenticare la loro natura, il loro destino, il loro significato e quello che di ingegno e fatica umana avevano dentro. Che sia realmente così lo si può vedere con i propri occhi alla mostra che rimarrà allestita alle Fonderie fino al 13 gennaio 2013.
Si possono ammirare 21 fusioni in bronzo, in gran parte pezzi unici. Un omaggio alla materia, all’ingegno dell’uomo, all’imprenditoria e, soprattutto, al lavoro. Quello che è interessante notare e sottolineare è come, in epoca non sospetta, c’era non solo chi immaginava come materiali prodotti a fini industriali potessero essere utilizzati per fare qualcos’altro, ma come solo una visione artistica della vita può suggerire come le “cose” possano mostrare un barlume di eternità. Un’impressione di eternità, che si palesa non quando le cose vengono usate, ma quando ciò di cui sono fatte lasciano immaginare qualcos’altro. Grazie alla capacità di “vedere” nella materia lo spirito dell’uomo e della sua volontà di interagire con le leggi della natura.
Grazie Maestro.