Nicola Micieli – Variazioni dell’Immaginario
Dai Flani ai Logogrifi, dai Bianchi ai Legni, un dato raccorda e unifica nella sostanza il multiforme lavoro di ricerca condotto da Ezio Gribaudo in campo grafico, pittorico e scultoreo: l’indagine d’ogni possibile morfoscrittura che scaturisca dall’universo tecnologico e che sia suscettibile di scatto semantico e di qualificazione estetica. Le opere di Gribaudo, in definitiva, figurano il momento aurorale in cui l’atto stesso formativo si autopropone come struttura visiva, enunciando con il proprio germinare e fissarsi in organismo formale, il principio stesso che governa il processo creativo, ovvero la regola sempre mutevole del suo farsi linguaggio. Gribaudo appare un novello amanuense e alluminatore di codici moderni, che non si colloca in parallelo rispetto alla scrittura, per visualizzarne i passi di maggior spessore simbolico o di più sicura presa fabulatoria. Della scrittura egli penetra il processo germinativo, avendo sostituito allo stilo lo strumentario degli apprendisti stregoni dell’era telematica; alle figure e festoni e grilli medioevali, la drô1erie dei segni e delle icone della civiltà tecnologica, che il consumo depaupera d’ogni aura sacrale, e che per ciò stesso possono essere rilanciati con potenziata semanticità grazie all’elezione concettuale e alla rivelazione formale consentite dall’imprimitura. Questo accade soprattutto nei Logogrifi calcografici impressi a secco, i cui materiali costitutivi provengono dall’universo della tecnologia, e sono matrici tipografiche (flani), cliché dismessi, plachette e sagome d’ogni tipo. Nel ciclo Cina che qui propongo, i materiali sono di ben altra estrazione: forme altissime e consacrate, segni e modelli di un’antichissima civiltà, scrittura insomma di identità irriducibile a una qualche lettura o trascrizione. Non poteva un artista e un uomo di cultura come Gribaudo, della Cina recare con sé immagini stereotipate. Solo, dunque, il sustrato, la sedimentazione d’una scrittura che suggerisce assonanze con i ritmi formali del codice pittorico moderno, giocato sul segno e sulla dissolvenza delle masse, sull azione del gesto e sul deposito grafico evocatore d’una vitalità fisiologica che nel segno si concreta.