Andreina Griseri – 1963
Mentre il segno del tempo pare essere per davvero quello di unetà del malessere, Ezio Gribaudo per parte sua ha trovato un’àncora allaffanno pittorico, senza per altro instradarsi, come si suol dire, lungo i sentieri della pittura facile. Ora è una serie di studi, a riprova, quasi diario in margine a letture attuali, e si intitola al Concilio Ecumenico, come gli ori grattati del ’62 erano stati un omaggio a New York, ai suoi grattacieli, a Fitzgerald. Avviene intanto che i fogli di taccuino riescono squisitamente trasposti per intimismo ammiccante, e il centro emotivo si sposta, estrae ed elettrizza loro steso a foglia sottile, i rossi alitanti, e più il ritmo teso delle mitrie, a taglio fendente, quasi un omaggio ancora a Fontana; mentre limpasto degli azzurri-lilla cede ad una nebbia sottile, la parte più bella di questo indagare entro i “sentieri obliqui” della fantasia. E persino è laccenno ad una volta prospettica, ma entro una sala regia che è quella della pittura. Di serio resta infatti questa sua costante applicazione ad un costume che potrebbe sembrare frivolo e addetto al virtuosismo, se non si scoprisse il sottofondo di una piccola frase del tutto interiorizzata e fortemente evocativa.